Il viaggio artistico di Julia Coco, tra identità e passione

julia coco new 2Dalla passione per la danza caraibica alle prime note di una carriera musicale in ascesa, Giulia Coco, in arte Julia Coco, è un’artista che ha saputo trasformare il movimento in racconto e la musica in un linguaggio universale. Dopo anni di studio nella salsa cubana, che l’hanno portata a esibirsi su palchi internazionali e a diventare un punto di riferimento per eventi e serate, Julia ha scelto di seguire anche la strada della musica, spinta dal desiderio di esprimere emozioni e vissuti attraverso parole e melodie.

Con una forte connessione alla cultura latina e ispirata da artisti come Karol G, Nicky Jam e Bad Bunny, Julia Coco racconta la sua storia con autenticità, attingendo sempre alla propria esperienza personale. La sua arte nasce dal vissuto, si nutre di contaminazioni e si apre a nuove sfide, come la recente esperienza a Cuba e la nascita del progetto musicale Los Irés de las Calles.

In questa intervista, Julia ci accompagna tra ricordi, sogni e progetti futuri, svelando il percorso che l’ha portata a essere oggi una voce originale e sincera nel panorama musicale e coreutico internazionale.

Giulia, qual è la tua formazione nel campo della danza?

«Nasce nelle danze caraibiche, soprattutto nella salsa cubana, disciplina a cui ho dedicato anni di studio e passione. Ho partecipato a workshop, spettacoli e competizioni, diventando un riferimento per eventi internazionali. La danza è stata il mio primo modo di raccontarmi».

Qual è stato il momento in cui hai capito di voler fare anche musica?

«Dopo una stagione di sei mesi in Egitto, dove lavoravo come coreografa ed animatrice per Bravo Club. La sera prima della partenza, mi sono esibita in una discoteca a Catania con un artista internazionale di salsa e reggaeton. Tornata in Italia, in pieno post-Covid, sentivo il bisogno di esprimere tutto ciò che avevo vissuto. Così è nata Mi Última Noche, la mia prima canzone. Il video è stato realizzato da un amico, non era come l’avevo immaginato, ma il testo è autentico: racconta quella notte e l’inizio del mio percorso musicale».

Quali artisti o generi musicali hanno influenzato il tuo stile?

«Ascolto quasi solo musica latina. Karol G, Nicky Jam e Bad Bunny sono i miei riferimenti. Karol G mi ispira per l’autenticità e la forza femminile, ma anche per la capacità di raccontare sé stessa nei testi. Anche io scrivo solo quello che vivo. Pur essendo italiana, ho sempre sentito una connessione fortissima con la cultura e la musica latina. C’è qualcosa in quei suoni e in quei ritmi che mi rappresenta profondamente. Ora sto iniziando anche a scrivere in italiano, per essere più vicina al mio pubblico».

C’è una canzone che ti rappresenta particolarmente?

«Hermosa Flor di Natti Natasha. L’ho ascoltata tantissimo dopo la nascita di mia figlia, che oggi ha quattro anni. Mi ricorda un momento molto profondo. Anche l’album Mañana Será Bonito di Karol G mi ha segnato: parla di guarigione, forza e amore per sé stessi, proprio come la mia visione artistica».

Com’è il tuo rapporto con il pubblico?

«Mi sento viva. È il mio posto sicuro. Nel 2023 ho aperto due concerti importanti: Luigi Strangis e Alex. Ho cantato Mi Última Noche con il mio team di danza ed artisti emergenti. È stato emozionante. Spero di poter continuare così, tra concerti e collaborazioni. Come dico sempre: chi semina, raccoglie».

Cosa ti ha segnato di più nel tuo percorso da ballerina?

«Esibirmi su palchi importanti come artista internazionale. Ma soprattutto il viaggio a Cuba. Lì, ho partecipato al congresso Danzare en Casa, un sogno che inseguivo da dieci anni. A Cuba ho visto danzatori con un’energia e una potenza fuori dal comune. Quell’esperienza mi ha cambiata profondamente e mi ha dato una nuova visione, più profonda e consapevole».

Hai un sogno nel cassetto a livello di collaborazioni?

«Mi piacerebbe collaborare con Karol G, Maluma, Gente de Zona, Bad Bunny… Artisti veri, coerenti, che ispirano».

Come vivi il rapporto tra vita privata e carriera musicale?

«Per ora sto ancora costruendo la mia carriera. Ho molti inediti e collaborazioni in corso. Non ho ancora trovato un vero equilibrio, ma sto facendo passi concreti per avvicinarmi alla mia identità artistica. Ogni brano mi avvicina a quello che voglio diventare».

Che rapporto hai con i social e le nuove tecnologie musicali?

«Credo molto nei social, se usati con intelligenza. Permettono di emergere anche senza grandi budget. È una rivoluzione democratica. Ti danno la possibilità di raccontarti in prima persona. È uno strumento potente, se non ti snaturi».

Cosa ci possiamo aspettare da Julia Coco nei prossimi mesi?

«Evoluzione. Dopo Cuba è nato un progetto bellissimo. Ho conosciuto due artisti emergenti del Reparto Cubano. Nel giro di due ore abbiamo inciso Addicta al Sexo, che uscirà presto. Da lì è nato un trio: Los Irés de las Calles, con me, Sharlyma e AriFlo. Abbiamo anche registrato un secondo brano con una giovane artista cubana. Purtroppo i blackout e le difficoltà a Cuba rallentano tutto, ma io ci credo tanto. Questo è solo l’inizio».

Julia Coco è una di quelle artiste che non cercano scorciatoie. Cammina, cade, si rialza e crea. Il suo percorso, tra danza e musica, è la prova che la coerenza e l’identità non si improvvisano: si coltivano. C’è verità nella sua voce, nei suoi movimenti, nelle sue parole. E quando un’artista riesce a unire corpo, cuore e suono, il pubblico se ne accorge. Julia non è solo un nome da ricordare: è una visione che prende forma.

A cura di Mario Altomura
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